Scrivere un resoconto sul 2022? Non se ne parla.
Partire dai buoni propositi del 2023? Nope.
In questi giorni però mi è stato consigliato e ho visto ripreso da più fonti questo pezzo di Mandy Brown sul tema del rientro:
It’s common to hear people talk about how it can take a few days to transition from their work selves into something resembling the relaxed selves they covet when on vacation. But the reverse is also true: if you’ve taken a week or more away from work (and I hope you have, recently), then the transition back to work isn’t going to happen on a dime.
Per una parte significativa della mia vita sono sempre stato quella persona che fa fatica a “staccare” nella transizione dal lavoro alla vacanza, mentre la transizione opposta, dalla vacanza al lavoro, è sempre stata immediata — se non addirittura prematura.
Pensate ad esempio a come vivete la domenica, o, più nello specifico, la domenica pomeriggio o la domenica sera. Io? Per tantissimo tempo ho vissuto le ultime ore della settimana semplicemente come il prologo della settimana entrante.
C’è voluto tempo e parecchio impegno, deliberato, di proposito, per riuscire a considerare la domenica come un giorno con una sua dignità, di riposo, e non come l’anticamera del lunedì.
Non è ancora una cosa che mi riesce automatica, quella di considerare la domenica come domenica e il lunedì come lunedì. “Lunedì inizia lunedì mattina quando mi sveglio”, mi sono detto, giusto ieri. Ripetete il mantra con me.
Una seconda considerazione di Mandy Brown mi ha fatto riflettere, ovvero su cosa davvero ci infastidisce di queste transizioni, in particolare quella da vacanza ad ufficio:
[…] part of what a lengthy break can do is rid you of the fog you summoned to blunt your peripheral vision, so you can now see clearly what’s missing or what’s broken.
It can be uncomfortable, that clearing away. It can be deeply unpleasant. But it’s also useful. It’s a sign of what you need to change.
Sono fortunato: a differenza di molte persone la mia situazione lavorativa non mi porta questo tipo di stress da rientro. Non ho un ufficio in cui devo tornare forzatamente, non ho capi con pretese assurde, non ho gruppi problematici di persone da gestire o obiettivi irrealistici da raggiungere.
In poche parole: non ho un lavoro da cui licenziarmi, o qualcuno a cui chiedere un aumento o una promozione, gesti a cui magari tanti stanno pensando a inizio anno.
È vero però che una pausa, che sia un weekend o due settimane di vacanza, schiarisce la “nebbia” di cui parla Mandy Brown e ci permette di capire che cosa manca, e che cosa non funziona.
Certo, può essere il lavoro che deve cambiare in qualche modo, ma nel mio caso, ultimamente, riguarda più come ho passato il weekend e in generale sulla mia capacità di fare pausa.
Ribalto quindi le considerazioni di quell’articolo: mentre per molti una pausa può far pensare a cosa manca o cosa non funziona nella loro vita lavorativa, a me fa pensare a cosa manca o non funziona nei miei momenti di pausa e di vacanza.
E quindi, forse, effettivamente, un buon proposito per questo 2023, alla fine, ci sarebbe:
Listen to the messengers that show up